CARO LUCA ZAIA, QUANDO LA SANITA’ NON FUNZIONA UN CITTADINO COSA DEVE FARE?

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Santorso

CARO LUCA ZAIA, QUANDO LA SANITA’ NON FUNZIONA UN CITTADINO COSA DEVE FARE?

Oggi riporto di seguito la lettera di Annalisa Nes i (Mia Moglie) dove racconta quanto le è successo a livello sanitario presso l’Ulss7 Pedemontana, per risolvere il suo problema urologico.

Mi chiedo cosa deve fare un cittadino/a se la sanità veneta non funziona? Spero che questa lettera sia da stimolo per migliorare le criticità presenti.

Chiedo al Presidente della Regione Veneto Luca Zaia e all’Assessore alla Sanità Manuela Lanzarin una risposta scritta che verrà pubblicata su questo blog,

 

Nota Alle 17:04 sono stato contattato telefonicamente dal Direttore Sanitario dell’oulss7 Dr. Antonio Di Caprio per avere ulteriori chiarimenti rispetto a quanto accaduto, ora vedremo l’evolversi della vicenda.

 

 

In tutta la mia “lunga e tortuosa carriera” di paziente, non mi sarei mai immaginata che un giorno mi sarei ritrovata a scrivere queste cose è proprio il caso di dire che la realtà supera la fantasia.

Purtroppo sono una persona con svariati problemi di salute, tra i quali anche delle malattie croniche e autoimmuni per le quali devo necessariamente assumere dei farmaci “salvavita” e devo tenere dei comportamenti diciamo di riguardo e attenzione particolare in alcune situazioni a rischio.

Detto questo spiego cosa mi è successo. Devo sottopormi ad un intervento chirurgico di bonifica del rene sinistro da calcoli piuttosto invasivi denominati calcoli a stampo. Nel 2020 ho già subito due interventi uguali sul rene destro che al momento non è più bonificato, ma può attendere. Attualmente io non sono ancora a conoscenza e in ogni caso non possiedo una diagnosi sulla causa per la quale i miei reni continuano a formare questi calcoli, ma questa è un’altra storia.

Gli interventi avuti nel 2020 sono avvenuti all’ospedale S. Bassiano di Bassano del Grappa (VI) AULSS7, dove ho continuato ad essere seguita, seppur con tempi di attesa proibitivi, anche dopo per post operatorio e esami diagnostici ai fini di arrivare all’intervento appunto all’altro rene fino alla fine dello scorso anno all’incirca (2023) quando mi è stato comunicato che il mio caso veniva passato all’ ospedale Santorso sempre AULSS7 allo scopo di accelerare i tempi. Sinceramente io subito mi sono sentita “scaricata” dopo anni dover cambiare struttura, medici, infermieri beh dal punto di vista emotivo non è stato facile accettare questo passaggio, ma la promessa di velocizzare la situazione diciamo mi ha convinta e mi sono affidata.

Dopo qualche comunicazione sempre e solo telefonicamente durante le quali mi vengono prescritti degli integratori per aiutarmi nel percorso all’intervento una mia richiesta di aiuto (disattesa)per delle difficoltà che stavo avendo nell’eseguire degli esami necessari, arriviamo a luglio 2024 quando vengo chiamata e mi viene comunicato che sono stata inserita in lista di attesa per l’intervento per la prima settimana di settembre e allo stesso tempo mi viene comunicato quando recarmi in ospedale a Santorso per eseguire tutti gli esami pre operatori e aprire la cartella. Il giorno in questione mi reco con mio marito in ospedale e tutto va “più o meno” bene fino a che io non faccio presente che ho questa malattia che si chiama “Sindrome da anticorpi anti fosfolipidi” per la quale assumo anticoagulanti orali. In caso di intervento chirurgico la prassi è sostituire il farmaco con uno più blando ai fini di non essere troppo scoagulata e rischiare un’emorragia grave, ma altresì mantenere una copertura per non rischiare trombosi, embolie, infarto o ischemie.

Insomma si capisce che è una situazione un po’ delicata, sicuramente non semplice, ma con la giusta attenzione da parte di tutti si può fare, lo dimostra il fatto che dal 2018 ad oggi ho fatto 4 interventi chirurgici all’ ospedale di Bassano ed è sempre andata bene, ma i medici e gli infermieri sono sempre stati super attenti e scrupolosi, cercando di prevenire qualsiasi complicazione, nello specifico con visite cardiologiche interne per la prescrizione e il dosaggio del farmaco alternativo che si va dosato in base al peso del paziente e tenendo conto della malattia e le sue caratteristiche.

Le prime persone alle quali ho fatto presente la questione sono state le infermiere che aprivano la cartella inserendo i miei dati, loro non sapevano neanche scrivere il nome ho dovuto scandire più volte la parola, ma suppongo che non sia grave non sono medici quel che conta è che lo abbiano comunque riportato in cartella. Poi lo comunico alla Dottoressa durante il colloquio la quale mi dice che devo comunicarlo all’ anestesista, io faccio presente anche a lei come hanno sempre proceduto a Bassano in precedenza. Finalmente arriva il momento della visita con l’anestesista (per la quale tra l’altro ho dovuto fare 4 viaggi in auto Bassano-Santorso andata e ritorno perché la prima parte della procedura è stata eseguita la mattina entro le 12.00 e la visita con l’anestesista è stata fissata dopo le 18.00 dello stesso giorno senza considerare la lontananza e il caldo potenzialmente pericoloso) riporto la questione anche alla sua attenzione e ricevo come risposta che per ricevere dosaggio e prescrizione del farmaco devo Arrangiarmi col mio medico curante oppure sentire un cardiologo di fiducia. Mi chiede come precedevano a Bassano e io dico che si preoccupavano loro di farmi fare una visita cardiologica interna all’ ospedale, ma nonostante questo resta fermo nella sua convinzione. Io torno a casa piuttosto preoccupata e amareggiata e l’indomani chiamo il mio medico curante il quale giustamente mi risponde che lui non è un cardiologo o un ematologo e non ha le competenze per potersi prendere questa responsabilità, quindi mi resta il cardiologo di fiducia. Beh io non ho un cardiologo di fiducia perché mi sono sempre rivolta al servizio sanitario nazionale per cui avrei dovuto mettermi in lista d’attesa per una visita e se avete a che fare con tutto questo o seguite giornali, tv e social sapete benissimo che si avrei avuto la visita in mano per settembre ma di quale anno? Probabilmente 2025…? Forse!

A questo punto resto in attesa di avere notizie dall’ospedale perché non credo giusto dover fare una visita privata a pagamento, col rischio che poi il medico potrebbe anche rispondermi che dal momento che vengo operata in una struttura specifica è giusto che siano loro a fare tutte le procedure necessarie ai fini di eseguire l’intervento al meglio. Insomma devono loro prendersi tutte le responsabilità del caso.

Arriva la chiamata per la comunicazione della data intervento e tra l’altro i miei valori in riferimento proprio alla malattia complicatrice non sono in range quindi dimostro ulteriormente che bisogna davvero avere molta attenzione, faccio nuovamente presente la questione all’infermiera o segretaria (non so chi sia) che mi chiama e lei mi dice che si informa di nuovo e mi fa sapere. Ebbene siamo quasi all’epilogo, venerdì 30 agosto mi richiama e mi comunica che la Dottoressa mi manda a dire che se la richiesta non è stata inoltrata dall’ anestesista nessuno può farci niente neanche lei, al che io mi sono vista costretta a firmare un foglio di rinuncia spontanea all’ intervento, anche se tanto spontanea non è ovviamente, in quanto io ad oggi di fatto so che una settimana prima dell’intervento devo interrompere il farmaco abituale e prendere l’alternativo del quale devo avere prescrizione e dosaggio e devo ordinare direttamente alla farmacia dell’ ospedale, ma in realtà non sono in possesso di niente, io non posso permettermi di andare in sala operatoria così, non ho scelta, non è un gioco io ci rischio la vita!

In pratica sono costretta e ritirare tutte le mie cartelle e rivolgermi ad un’altra aulss, quindi rifare tutto da capo…considerando che il mio intervento era stato definito abbastanza urgente già nel 2021.

Ora mi domando, ma se una paziente deve sottoporsi ad un intervento presso una struttura ospedaliera e oltre al problema per cui si rivolge a loro ha anche altre patologie che possono di fatto complicare l’intervento stesso, chi è che deve prendersi la responsabilità di fare il modo che la paziente non ci tiri le cuoia!

Io ritengo che tutto questo sia gravissimo, voi che ne pensate?

Annalisa Nesi

 

Ovviamente sono disponibile a dare voce a tutti i cittadini, potete scrivermi a info@lucafaccio.it

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Comments (1)

  • Fiorenza Zonta
    Fiorenza Zonta rispondere

    È una cosa vergognosa , nessuno si prende la responsabilità di seguire il paziente, anche quando si tratta di situazioni allarmanti per il paziente , già provato per dover fare l’intervento e vedere che nessuno si occupa di lui o lei.Si deve sempre fare la voce grossa per ottenere ciò che abbiamo diritto ,la salute .

    1 Ottobre 2024 a 18:45

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