RAGAZZI DISABILI A SCUOLA. SÌ, MA CON LA MAMMA
Carissimi lettori,
oggi sono molto arrabbiato perché non è possibile che nel 2010 gli studenti disabili per poter espletare i propri bisogni fisiologici debbano affidarsi all’aiuto dei genitori perché la scuola non ha gli insegnanti o del personale che possa ricoprire determinate mansioni.
Negli anni ’80 quando frequentavo le scuole dell’obbligo è capitato anche a me di non trovare nessuno che mi accompagnasse in bagno, anzi hanno cercato di programmare l’ora precisa durante la quale potevo chiedere l’aiuto dell’insegnante di sostegno, ma con grande dispiacere per chi ha cercato di programmare i miei bisogni non ci sono mai riusciti.
Lo ammetto qualche volta l’ho fatta nei pantaloni perché magari l’assistente era assente per malattia o perché cercava di “educarmi ad andare ai servizi solo in determinati orari” ed allora il personale scolastico chiamava mamma Teresina che premurosamente arrivava con i vestiti puliti per cambiarmi, dopo di che terminata l’operazione ruggiva come una leonessa e cercava di capire di chi era la responsabilità.
Desidero esprimere la mia più sincera solidarietà e vicinanza ai protagonisti della spiacevole “disavventura” che ha ispirato questo articolo ed invito il ragazzo a farla in classe, successivamente che la madre chiami le tv e la stampa e denunci il fatto, le posso assicurare per esperienza diretta che funziona.
Vorrei lanciare una proposta al Sindaco di Milano Letizia Moratti, al Ministro dell’istruzione On. Maria Stella Gelmini e al Ministro dell’Economia On. Giulio Tremonti di entrare nelle scuole in questo periodo e di sedersi a fianco dei disabili supportati da chi li conosce veramente e provino a fare realmente un pochino di sostegno scendendo così dallo scranno della politica, sperando che ciò lì porti a capire che la politica non si fa con i tagli e soprattutto non deve penalizzare chi già ha delle difficoltà.
P.S. Invito tutti i lettori a segnalarmi altre vicende legate ai disagi all’interno delle scuole da poter pubblicare.
Articolo tratto da http://www.ilfattoquotidiano.it/blog/lfaccio/
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