LA MIA INTERVISTA PER L’ANMIL

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LA MIA INTERVISTA PER L’ANMIL

Carissimi lettori

Di seguito trovate il link alla mia intervista per l’Anmil (Associazione nazionale fra lavoratori mutilati e invalidi del lavoro) per la rubrica” IL COMMENTO DI LUCE TOMMASI

Titolo intervista “ “VIAGGIARE È SEMPRE UNA GUERRA PER UN DISABILE IN CARROZZINA E A VOLTE È MENO STRESSANTE RESTARE A CASA”.

DIECI DOMANDE A LUCA FACCIO, BLOGGER DE “IL FATTO QUOTIDIANO”

Turismo per tutti. Abbiamo intervistato una settimana fa, per questo sito, il Presidente della Guida per il turismo accessibile “Village for All”, Roberto Vitali. E questa settimana abbiamo scelto di porre, su questo tema, le nostre dieci domande ad un blogger in carrozzina, Luca Faccio, che scrive da anni sul sito de “Il Fatto Quotidiano”.

– Luca, parlando delle tue esperienze turistiche, mi hai detto più volte che per un disabile viaggiare è un vero disastro. Perché?

Perché le strutture spesso, anche se dichiarate accessibili, non lo sono. Io e mia moglie chiediamo sempre, prima di partire, le misure di porte e servizi per non avere sorprese. Mai fidarsi di quello che si trova scritto nei siti! Una volta ho dovuto persino fare smontare una porta per passare con la mia carrozzina.

– Conoscevi la guida per il turismo accessibile “Village for All”?

Non la conoscevo, ma trovo che sia uno strumento utile. In genere il mondo della disabilità non dispone di molti soldi, anche perché essere disabili in questo Paese è un costo e i servizi sono sempre di meno. Con l’arrivo della crisi, i genitori dei bambini disabili si sono trovati in grande difficoltà. Non tutti sono facoltosi. A maggior ragione, se i soldi sono pochi, devono essere spesi bene quando si va in vacanza.

– Quali sono le maggiori difficoltà che incontra una persona in carrozzina quando viaggia?

Innanzitutto l’accessibilità ai servizi igienici, dal maniglione all’alzawater (la tavoletta, per intenderci). Ma potrei aggiungere anche il lavandino, il più delle volte troppo grande, che toglie spazio all’agibilità dell’ambiente. E ancora lo sciacquone, posizionato dietro lo schiena, come nei bagni per i normodotati e, proprio per questo, difficilmente raggiungibile da una persona in carrozzina. Se fosse collocato di fianco alla seduta, sarebbe più facile azionare l’acqua.

– Tu, come blogger, hai contatti con tanti disabili. Quante e quali segnalazioni ti arrivano?

Me ne arrivano tantissime, ma non dai disabili che fanno turismo, forse perché non è questo il tema che mi ha portato, negli anni, a diventare per loro un punto di riferimento. Le segnalazioni che ricevo riguardano soprattutto le difficoltà della vita quotidiana: per esempio, in questi giorni, mi stanno arrivando numerose lamentele di mamme di disabili che si sentono sole e di disabili che sono vittime di bullismo.

– Quali suggerimenti daresti a chi cura i siti delle strutture ricettive per migliorare la comprensione dei servizi offerti alle persone con disabilità?

Intanto direi loro di partire dalle misure previste dalla normativa. E poi suggerirei di fare un giro in carrozzina, senza mettere mai giù i piedi. Provare per credere! Ho visto assessori che hanno accettato la sfida di seguirmi. Li ho visti in difficoltà e, quando hanno incontrato la prima buca, non hanno resistito alla tentazione di aiutarsi con i piedi. Nei giorni scorsi a Mestre, in occasione di un premio letterario, una giornalista in carrozzina ha dovuto fare delle autentiche peripezie per potersi muovere. Tutto questo per dire che, per noi disabili, la vita è complicata, non solo quando andiamo in vacanza, ma anche nella quotidianità.

– Raccontaci un episodio che hai vissuto, da turista, in prima persona e che ti ha fatto particolarmente riflettere?

Ricordo di essere stato tempo fa, in Toscana, in una struttura dichiarata accessibile. Peccato però che, prima di arrivare al corridoio di accesso alla porta, la mia carrozzina si sia incastrata in una enorme inferriata che non avrebbe dovuto esserci. E a quel punto mia moglie, per consentirmi di entrare, non ha potuto fare altro che prendermi in braccio.

– A te piace viaggiare e andare ai concerti. Qualche volta hai dovuto rinunciare per mancanza di accessibilità?

Ho dovuto rinunciare molte volte a viaggiare. Devo invece dire che, per andare ai concerti, ho trovato meno difficoltà. Al di là dei problemi economici, che noi disabili spesso abbiamo, personalmente non mi piace imbattermi in continue sorprese. Se ogni volta che parto devo affrontare una guerra, allora preferisco restare a casa con tutte le mie comodità. Non per questo però mi sento una persona isolata e riesco comunque, anche grazie al mio impegno di blogger, a restare in contatto con tante persone. Desidero dire che, se lo Stato offrisse a tutti le stesse opportunità, ogni disabile si sentirebbe meno solo. Per quanto mi riguarda, devo molto alla mia famiglia. Nella mia vita sono sempre stato in carrozzina e non conosco un altro modo di vivere. Da ragazzo ero arrabbiato con il mondo e, qualche volta, lo sono ancora, anche se ho capito che non serve. Ho cercato di elaborare la mia situazione e, dopo un lungo percorso, sono riuscito ad essere realmente ciò che sono. E faccio il blogger, senza manie di protagonismo.

– Quando viaggi ti muovi da solo, con la tua famiglia, con gli amici?

Sempre con altre persone, con mia moglie e con i miei amici.

– Secondo te, è cambiata la sensibilità nei confronti dei portatori di handicap?

Rispetto al passato sì, ma in questi ultimi tempi sta sbocciando di nuovo la paura del diverso, la separazione tra le persone. È una sensazione che avverto anche sulla mia pelle: se mi arriva da un bambino, provo a spiegargli di che cosa si tratta, ma se mi arriva da un adulto mi arrabbio.

– In base alla tua esperienza, diretta o indiretta, quali sono le realtà del nostro Paese più accoglienti per un disabile?

Non sono in grado di fare questa classifica perché non credo che le differenze possano essere circoscritte soltanto ai luoghi che ho attraversato, ma penso che dipendano in gran parte dalle persone che li hanno animati e che hanno colmato tante mancanze, a cominciare dai miei compagni di viaggio, da mia moglie e, ancora prima, da mia mamma. È stata lei che ha lottato per me, che mi ha insegnato a combattere e che poi ha avuto il coraggio di dirmi “Adesso tocca a te”.

– Dove ti possono contattare i nostri lettori? 

C’è il mio blog www.lucafaccio.it, la mia mail info@lucafaccio.it e c’è anche il mio numero di telefono 331.4500591, che mi fa piacere rendere “accessibile” a tutti.

Pubblicato il 28.07.2017

Link intervista http://www.anmil.it/ANMILinforma/Ilcommento/IlCommentodiLuceTommasi/IntervistaaLucaFacciodeIlFattoQuotidiano/tabid/3172/language/it-IT/Default.aspx

Ringrazio di cuore di Luce Tommasi per l’intervista.

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