UNA RICOSTRUZIONE CONSAPEVOLE?
Oggi riporto il nuovo articolo che Ilaria Vitali mi ha inviato, che descrive uno spaccato di realtà e ci pone uno spunto di riflessione su alcuni aspetti della disabilità.
Il territorio aquilano è un saliscendi continuo, vallate che si alternano a borghi incastonati in rocce apparentemente irraggiungibili, curve a gomito che si sfidano con precipizi e salti mozzafiato, chiesuole arrampicate su cocuzzoli sparuti, abbazie costruite nelle viscere delle montagne.
Il passo dell’aquilano è un passo che non lascia dubbi e che lo vedi nella distanza, non nella velocità e che ti sfida nella resistenza, non nella grazia.
Ricostruire qui, dopo il terremoto, non è stato, non è, un gioco facile.
Vincoli ambientali, vincoli artistici, situazioni tecnico strutturali al limite della fantascienza e, non ultimo, l’accessibilità per tutti.
Dove si può, dove si riesce, perché non tutti hanno quel passo deciso.
Prendiamo il centro storico, l’incredibile e bellissimo (anche da ferito) centro storico aquilano.
Infilandosi tra ponteggi e cantieri dove operai bianchi di calce lavorano dalle prime luci dell’alba, 5 giorni su 7, qualcosa comincia a vedersi.
La difficoltà vera, seconda solo alla giusta attenzione delle autorità al problema, sta nel concertare l’antico e il moderno.
E quando si osservano quelle chiesuole, quelle abbazie, quegli stretti borghi dove le massaie possono scambiarsi lo zucchero da finestra a finestra senza dover scendere le scale, viene da pensare che l’impresa è impossibile.
Eppure.
Eppure la splendida e di recente ristrutturazione San Bernardino in pieno centro ha la sua bella rampa di accesso così che il passo deciso possa usufruire della bella scalinata in pietra senza che il passo claudicante o su ruote rimanga indietro.
Così che tutti, ma proprio tutti, possano godere dell’ampia e fresca basilica che custodisce al suo interno l’incredibile soffitto a cassettoni lignei, l’organo imponente, il mausoleo Camponeschi dove riposano le spoglie del santo, la cupola barocca riccamente affrescata.
Geniale è stata la creazione del percorso nella Necropoli di Fossa, dove una passerella consente l’accesso a tutto il percorso per poter ammirare da vicino i reperti.
E parliamo di una passerella ampia, scorrevole, senza intoppi.
I centri commerciali che sono nati qua e là sono di nuova generazione quindi qui si gioca facile ma gli stalli per i disabili sono spesso indicati da cartelli che invitano alla riflessione e in questo si percepisce lo sforzo di creare una coscienza consapevole.
Il maestoso Stadio Fattori, costruito al tempo di Mussolini, oltre ad essere una delle poche strutture che hanno resistito al terremoto, ha un ingresso agevole, senza intralci.
Sotto la tribuna coperta, un ampio spazio è dedicato ai disabili così che non solo possano raggiungere lo stadio senza dover affrontare scale o ascensori, ma soprattutto che possano godersi un evento sportivo protetti da sole e pioggia.
Quando non si hanno difficoltà di movimento, è tutto scontato.
Si sbuffa per una scalinata ripida, magari da fare sotto al sole o si arriva nel parcheggio e ci si irrita nel dover lasciare la macchina distante da un ingresso.
Ma se improvvisamente ci si trovasse senza la possibilità reale di fare quella scalinata o di parcheggiare in maniera semplice?
Al di là di ogni polemica, devo dire che qualcosa si muove.
Se tutti noi, ognuno di noi, quando si muove nella propria o altrui città, dedicasse solo una manciata di minuti a guardarsi intorno coscientemente e consapevolmente, pensando di dover fare quello stesso tragitto su una sedia a rotelle o con un paio di stampelle, ecco, credo che già questo farebbe la differenza.
Il nostro impegno, mentre scorrazziamo in questa meravigliosa terra italiana, sarà quello di prenderci anche più di una manciata di minuti e di raccontarvi cosa abbiamo visto.
di Ilaria Vitali
Visita il sito di Ilaria Vitali www.ilariavitali.it
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